Mentre il mondo guarda col fiato sospeso ai tesissimi rapporti fra Iran e Israele, ecco un'iniziativa 'dal basso': più di quattrocento Israeliani, fra cui i professori di Diritto dell'Università di Tel Aviv Menachem Mautner e Chaim Gans, hanno recentemente firmato una petizione online per chiedere ai piloti della propria aviazione di contravvenire all'eventale ordine di bombardare l'Iran. Non si tratta dell'unico tentativo attuato dalla gente comune di questo Paese allo scopo di scongiurare o fermare la violenza, anche relativamente alla questione palestinese: molti sono gli adolescenti di entrambi i sessi che, chiamati ai due anni di leva militare obbligatoria, rifiutano, diventando obiettori di coscienza e venendo quindi imprigionati (si tratta dei cosiddetti Shministim); molte sono le persone che hanno condiviso il messaggio di Pushpin Mehina, creatore della pagina Facebook Israel loves Iran, e molti gli Iraniani che hanno risposto con messaggi ugualmente di pace. Molti, infine, sono gli anni che hanno visto attive organizzazioni come Jewish Voice for Peace. Esiste insomma un altro Israele, stanco dell'odio.
Riportiamo qui il contenuto della petizione online israeliana:
Rivolgiamo a voi questo appello con un profondo senso di preoccupazione e di ansia per la situazione presente in questo paese. Sappiamo attraverso i media che molto altro ancora sta accadendo dietro le quinte, di cui possiamo conoscere gli effetti solo quando è troppo tardi. Non sappiamo i nomi, il vostro stato di famiglia, le tue opinioni o le vostre opinioni. Noi sappiamo una cosa - in questo momento il nostro destino, molto del nostro futuro, è nelle vostre mani.
Nel prossimo futuro, possibilmente entro poche settimane, è possibile che riceviate l'ordine fatale di far decollare gli aerei con il compito di bombardare l'Iran. Avrete, ovviamente, la scelta di obbedire all'ordine, accettando le argomentazioni e le affermazioni di chi lo dà, senza fare domande, e cercando di svolgere il compito al meglio della vostra capacità professionale. Ciò equivarrebbe ad accettare la tesi secondo cui i bombardamenti gli impianti nucleari iraniani sono essenziali per la difesa dello Stato di Israele, accettando in tal modo di sparare il primo colpo in una guerra i cui risultati potrebbero essere catastrofici per tutti noi.
E infine: sappiamo che quando si va in missione si è pronti ad accettare tutti i rischi personali coinvolti nella sua realizzazione. Ancora, si dovrebbe prendere in considerazione la possibilità che, nel caso sfortunato in cui anche uno solo di voi fosse catturato, lo Stato di Israele si troverebbe ad affrontare dilemmi morali e politici più grandi che per coloro che sono coinvolti nel caso di Gilad Shalit.