24 gennaio 2007.
Il prof. Bitbol, tornato a trovarci dopo la sua partecipazione alle
Primordial questions about Consciousness 2006,
ha proposto il tema della Neurofenomenologia, fondata da Francisco Varela.
Ci avverte subito dell'esistenza di numerosi frantendimenti che sono
sorti su questa nuovissima frontiera della conoscenza.
Questo accade, spesso, in quanto si tende a categorizzare la Neurofenomenologia sulla scala
ordinaria delle concezioni filosofiche. Molti filosofi pensano che
Varela fosse idealista. Ma perché si cerca di categorizzare una
scienza così nuova? Bitbol partirà da alcune frasi dello stesso Varela,
per tentare di capire come possano essere sorti questi fraintendimenti
e quale sia la corretta lettura interpretativa.
Nel 1976, in un articolo dal titolo straordinario,
Not one, not two, Varela dice: "Con la parola essere io non intendo nient'altro che l'esperienza. Esperienza è l'essere e viceversa."
L'esperienza
cosciente non è solo un'apparenza sensibile che dobbiamo oltrepassare
per giungere a una realtà pensata. L'esperienza è la realtà unica e
insorpassabile. La realtà da cui nascono i movimenti intellettuali e in
particolare quelli che stabiliscono le condizioni di possibilità della
conoscenza oggettiva.
Anche la teoria del funzionamento neuronale ha il suo fondamento nell'esperienza.
Nella seconda metà degli anni '90 Francisco ha edificato la sua neurofenomenologia. In un suo articolo del 1999 dice:
"La
concezione fenomenologica parte dalla natura irriducibile
dell'esperienza cosciente. L'esperienza vissuta è il nostro punto di
partenza."
In un altro articolo: "L'esperienza cosciente è laddove
dobbiamo indirizzare l'indagine e, lungo il percorso, legarci ad essa
come ad un filo conduttore."
Ancora: "L'esperienza vissuta è irriducibile. I
dati fenomenologici non possono essere ridotti o derivati dalla
prospettiva in terza persona."
La filosofia
analitica, d'altro canto, è completamente contrapposta alla visione di
Francisco Varela. Essa si dà un punto di partenza oggettivo
considerando l'insieme degli oggetti del mondo come se fossero già
preesistenti nel mondo. A questo punto si deve capire come una cosa
così strana come la coscienza possa emergere. Ma quello su cui Bitbol
pone l'accento è proprio questo: La vera sorgente del problema è il modo di affrontarlo.
L'itinerario per risolvere il problema difficile della coscienza [
Facing up the problem of consciousness, Chalmers (1995), ndr.], come viene chiamato nel mondo anglosassone, adottato da Varela è esattamente opposto a quello della filosofia analitica.
La
spiegazione ha lasciato da parte la domanda e ha dovuto ammettere,
infine, che le teorie prodotte non sono ad ora capaci di spiegare il
problema. Allora occorre reintrodurre la vita umana. Non sarà di certo
con un supplemento di teoria molto sottile che risolveremo il problema,
ma capendo cos'è davvero la vita umana.
Mentre la filosofia analitica vuole ottenere una
messa a distanza del problema, che d'altronde è stato cruciale per lo
sviluppo la conoscenza umana, Varela propone una dialettica tra
l'essere situati nel mondo, nel tempo, e la nostra messa a distanza del
problema.
Varela chiamava l'esperienza l'essere.
La sola cosa che è, è l'esperienza. Sembrerebbe una sorta di idealismo
perché, tra fisico e psichico, Varela sembra aver scelto lo psichico
come fondamento ontologico. Questa lettura è sbagliata.
Cita William James, che nel suo Essay in radical empiricism, dice:
"L'idea di una coscienza aggiunta al mondo fisico è un'assurdità". La
critica che veniva fatta a James era di reiterare il vecchio idealismo
sostenuto da Berkeley.
Il modo in cui Varela riporta i problemi all'esperienza vissuta non è un idealismo. Non ha scelto il psichico in quanto opposto al fisico. Ha scelto un punto di vista metodologico.
La neurofenomenologia non è una interiorità astratta, ma il punto
di partenza è l'esperienza vissuta in tutta la sua apertità, la vita
umana incorpata, in un ambiente non ancora differenziato tra ego e
oggetti. Nell'esperienza si può dire che quello che è invariante è il
mondo oggettivo e il resto è quello che chiamiamo interiorità. Ma
questa è una operazione a posteriori. Non c'è nessun contrasto con un
campo fisico. Varela dice che nel corpo vissuto c'è relazione tra
l'esperienza e il suo fondamento. Qui abbiamo accesso sia agli elementi
familiari delle scienze cognitive che agli indispensabili dati
fenomenologici. Varela è molto chiaro nella differenza tra il suo
progetto della neurofenomenologia e un progetto di idealismo.
Il suo
progetto è diventato anti-fondazionalista, sia nell'oggettività che
nella soggettività, come invece lo può essere un tentativo idealistico
o una scienza basata sulla sola oggettività.
Citando Varela: "Quando
esploriamo i resoconti in prima persona non è la stessa cosa dire che
questi resoconti hanno un accesso privilegiato all'esperienza. Un
resoconto in prima persona non è immediatamente vero sull'esperenza che
si è avuta, non si può dire che questo resoconto parte da qualcuno che
ha la verità sulla propria esperienza. Invece è il suo presupposto.
Pensare altrimenti sarebbe confondere il carattere di dato immediato
dei fenomeni soggettivi con il loro modo di costituzione e di
valutazione". Questo vuol dire che l'esperienza in prima persona per
essere detta deve percorrere un tempo di interpretazione. Quando si
parla di un'esperenza, noi diamo un'interpretazione.
Se descriviamo una stanza, dobbiamo interpretare per poter usare gli oggetti. Usiamo catecorie, concetti ecc.
In un altro articolo Varela dice che nessun metodo che serve per avere
accesso all'esperienza è neutro, in questo senso. Si introduce sempre
un quadro di interpretazione. Quindi la dimensione ermeneutica del
processo è inevitabile.
Per concludere, Bitbol ci riassume la
svolta, veramente molto difficile, come lo è ogni nuovo pensiero che non
ricada dentro le categorie familiari. Questa svolta consiste nel
considerare una mutua relazione tra una spiegazione del mondo in terza
persona e una strada interpretativa: possiamo aggiungere quello che
conosciamo del cervello alla strada interpretativa ma, allo stesso
modo, si può aggiungere una parte interpretativa alla conprensione del
funzionamento del cervello.
L'interpretazione non deve essere messa
da parte come una perdita di immediatezza. Con una fase interpretativa
si aggiunge un rapporto in prima persona e un linguaggio più adeguato,
si raggiunge una nuova tappa della scienza in terza persona che Varela
chiama Neurofenomenologia.
Bitbol parla di una scienza bilanciata,
perché essa non dà tutta la priorità alla terza persona, come farebbe
la filosofia analitica, non dà tutto il peso alla soggettività,
all'esperienza pura, immediata, come farebbe un idealismo, ma pone
l'accento su una dialettica che ci permette, appoggiandoci ad uno dei
due lati, di farci capire meglio l'altro.
23 gennaio 2007. La morte vissuta in prima personaMichel Bitbol
Michel Bitbol è attualmente Direttore di
ricerca al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica a Parigi,
Francia. Lavora al Centro di Ricerca in Epistemiologia Applicata
(CREA) a Parigi. Insegna Filosofia della Fisica Moderna per la scuola
di dottorato all'università della Sorbona di Parigi. Ha studiato in
varie università parigine, dove ha conseguito la laurea nel 1980, il
dottorato di ricerca nel 1985 e l'abilitazione all'insegnamento della
Filosofia nel 1997.
Ha lavorato come scienziato ricercatore dal 1978 al 1990,
specializzandosi prima in idrodinamica del flusso sanguigno nelle
arterie e, poi, nella microstruttura delle membrane dei globuli rossi
con tecniche EPR e NMR. Da 1990 è passato alla filosofia della fisica.
Ha atteso alla pubblicazione di testi di filosofia generale di
meccanica quantistica di Erwin
Schrödinger e ha pubblicato il libro
Schrödinger's Philosophy of
Quantum Mechanics (Kluwer, 1996).
Ha anche pubblicato due libri in francese sulla meccanica quantistica e
sul realismo in scienza, nel 1996 e nel 1998 rispettivamente. Più
recentemente, si è focalizzato sulla relazione tra filosofia della
meccanica quantistica e filosofia della mente. Ha pubblicato un libro
in francese sull'argomento e ha lavorato a stretto contatto con
Francisco Varela. Nel 1997 ha ricevuto un premio da parte
dell'Accademia delle scienze morali e politiche per il suo studio sulla
meccanica quantistica. Attualmente sta studiando Sanscrito per
comprendere più profondamente i testi basilari di Nagarjuna e
Candrakirti, per un nuovo progetto filosofico sul concetto di relazione
in fisica e nella teoria della conoscenza.
Ha partecipato alle
Primordial questions about Consciousness 2006, Loiano (BO), organizzate da ASIA Associazione Spazio Interiore e Ambiente
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