centro studi asia

Intervista a Fulvia Mendini

L'artista milanese si racconta in un'intervista esclusiva al Centro Studi ASIA.

Vai alla galleria per vedere alcune sue opere, esposte dal 19 gennaio 2007 al 03 marzo 2007 presso la Byblos Art Gallery  (www.byblosartgallery.it)

Fulvia Mendini lavora a Milano nell'Atelier Mendini. Inizialmente ha lavorato diversi anni con l'Architetto Alessandro Mendini, occupandosi di grafica editoriale e decorazione, ma ora, sempre nel suo studio, dipinge  e svolge la sua attività artistica individualmente.

Domanda: Fulvia Mendini al Centro Studi ASIA. Le sue rappresentazioni artistiche sono caratterizzate da una spiccata semplicità di linguaggio espressivo; si tratta per lei di una vera ricerca? Da quale esigenza nasce?

Ho studiato grafica e illustrazione allo IED, a Milano. Sono discipline che ti orientano ad un modo preciso di disegnare.
Per tanti anni all'Atelier Mendini ho  seguito progetti principalmente di grafica, decorazione e editoria. Poi mi sono dedicata all'arte.
Comunque mi piace la pulizia formale del segno, l'immediatezza del significato, la spontaneità di un accostamento...
La grafica in fondo è sintesi di un concetto, un po’ come l'haiku giapponese  racchiude in sé  il messaggio poetico e al tempo stesso è segno pittorico.

Domanda: La dimensione quasi fiabesca evocata dalle sue creazioni è più vicina a un invito ad allontanarsi dalla realtà o, piuttosto, a un tentativo di avvicinarsi ad una dimensione interiore attraverso la simbologia?

Mi sono sempre interessata ai simboli e ai loro diversi significati. L'immediatezza di un'immagine alle volte è più forte delle parole,  i simboli sono universali e sono rappresentati diversamente nelle varie culture.
Faccio un esempio , se nell'antichità la farfalla (psyché) che significa anima, può prefigurare la morte, al contrario nell'immaginario religioso cristiano, proprio in virtù del suo percorso e nell'immagine dell'insetto che si libera dal bozzolo, è diventata simbolo di resurrezione e di salvezza.
Oggi, nel nostro tempo, io preferisco allontanarmi un po’ dalla realtà e casomai avvicinarmi ad un sogno che poi possa divenire realtà...
La fiaba comunque è  rivolta al mondo dei bambini e pertanto il segno è quasi sempre fresco, immediatamente percepibile.
Forse è questa "istantaneità" di linguaggio che più mi interessa  per comunicare serenità e bellezza.

Domanda: Cosa l'ha ispirata nella creazione dei mandala? Si tratta di opere che, oltre a un valore artistico, vogliono anche richiamare dei valori spirituali, per esempio quelli dei mandala tibetani?

Volevo coniugare tutti i miei segni e mi sono trovata di fronte a una composizione circolare.
una sorta di caleidoscopio, di girandola, di ghirlanda che  sembra proprio un vero mandala.
Infatti il primo l'ho chiamato  "Mandala wedding" perchè  rappresenta una sorta di matrimonio dei miei segni. Inoltre la parola stessa "matrimonio" è simbolica, rappresenta l'unione, un accordo, una cerimonia...tutti concetti, secondo me abbastanza spirituali.
Il riferimento al Tibet è puramente formale, il senso della preghiera però è universale.

Domanda: Si può parlare, facendo riferimento ai suoi mandala, di una associazione tra l'arte e la ritualità? Che valore dovrebbe avere per lei l'arte, sia nei confronti della società che dell' individuo?

La ritualità sta nel senso del rosario, per esempio, laddove si può parlare di ripetizione, anche talvolta ossessiva di una preghiera. Spesso nelle  religioni ci sono riti diversi.
Per me l'arte è un bisogno privato, come lo è la religione.

Domanda: Nelle sue creazioni artistiche fa ampio uso di mezzi tecnologici, pur rappresentando abbondantemente elementi naturalistici; come definirebbe oggi il rapporto tra natura e tecnica?

La tecnica  intesa come  strumento  per rappresentare la natura....l'importante è la regia del tutto.
Ogni mezzo è valido  per ottenere quello che l'anima vuole esprimere. Grazia, poesia, qualità di esecuzione, bellezza, intensità e messaggio, sono gli ingredienti di una opera d'arte. Realizzata anche e soprattutto, con i mezzi del proprio tempo.

Domanda: C'è un maestro nella sua vita? Quali sono gli artisti che più ammira e ai quali si ispira?

Ho imparato moltissimo da mio padre, che è un architetto e un artista.
Poi mi sono ispirata a diversissimi autori, con stili opposti talvolta, da Pietro Longhi a Tiziano a Bellini, allo stile vittoriano di William Morris,  da Hokusai a  Takashi Murakami, più contemporaneo, ma anche agli antichi egizi, alle tavole naturalistiche di Ulisse Aldrovandi.

Domanda: L'arte e i giovani: in che modo la sua arte può essere avvicinata da un pubblico giovane? Si prefigge un compito educativo?

I giovani sanno quello che vogliono, oggi gli stimoli sono fortissimi, forse si capisce abbastanza presto cosa piace, la musica, le arti visive, la scrittura, la scienza.
Non mi prefiggo nessun compito educativo, ho troppo ancora da imparare, molto sinceramente.

Domanda: A quale bisogno o desiderio di un giovane la sua arte potrebbe dare voce?

Mi piacerebbe pensare a un desiderio di astrazione pura nei confronti di una realtà un po’ contaminata, lontana da chiarezza di ideali e nitida, soprattutto.
Se solo un piccolo messaggio di questo tipo raggiungesse qualcuno, sarei molto felice, perchè forse è quello che vado cercando anche io.


a cura di Francesca Ferri e Paolo Ferrante
Centro Studi ASIA


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