29 Aprile 2008
Il significato di un termine: la crisi delle scienze secondo Husserl
L'introduzione al pensiero fenomenologico e la necessità di guardare alle scienze europee in modo nuovo (e l'aggettivo europeo significa molto per Husserl) appaiono oggi attuali. Non pensiamo che la riflessione di Husserl si possa ignorare in quanto superata, solo perché ormai appartenente agli inizi dello scorso secolo. In La crisi dell'umanità europea e la filosofia (1935) dice:
sia che la fisica sia rappresentata da un Newton, da un Planck o da un Einstein o da qualsiasi altro scienziato del futuro, essa è sempre stata e continua ad essere una scienza esatta. E lo rimane anche se hanno ragione coloro che ritengono non sia possibile aspettarsi né perseguire una forma ultima dello stile secondo cui la teoresi è venuta costituendosi nel suo complesso (p. 34).
tuttavia, può darsi che, procedendo da un altro ordine di considerazioni, cioè dalle diffuse lamentele sulla crisi della nostra cultura e sul ruolo che in questa crisi viene attribuito alle scienze, ci vengano incontro motivi che ci inducano a sottoporre a una critica seria e necessaria la scientificità di tutte le scienze, senza peraltro rinunciare al primo senso della loro scientificità, quel senso che è inattaccabile data la legittimità delle loro operazioni metodiche (ivi, pp. 34-5).
Che cosa vuol dire qui scientificità? E che cosa può avere a che fare questa scientificità delle scienze con le "lamentele sulla crisi della nostra cultura"?
Possiamo leggere una interessante serie di lezioni del prof. Paolo Spinicci a riguardo:
Il significato di un termine: la crisi delle scienze secondo Husserl
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