21 Maggio 2008
Inquinamento mentale
Forse non tutti lo sanno, ma oltre all'inquinamento ambientale ne esiste
uno di altro tipo, meno esplicito e sicuramente meno conosciuto, ma a
cui tutti noi siamo esposti quotidianamente in modo esponenziale: è
l'inquinamento mentale. Ovunque il tono sensazionalistico della
pubblicità, il cicaleccio mediatico, il blabla politichese; cartelli
per strada, immagini fugaci in rete, forme e colori in continuo
movimento alla TV... Le nostre giornate sono fatte anche di questo, che
ce ne rendiamo conto o meno. Per questo, oltre al consueto buon
proposito di spegnere di tanto in tanto le varie scatole parlanti di
casa, ecco il consiglio (e non l'appello) di guardarsi attorno: per non
subire passivamente, per cominciare a tutelarsi, per tornare a
riflettere con la propria testa... ma non solo.
Nel 2005 la performance degli artisti austriaci
Christoph Steinbrener e Rainer Dempf ha messo in luce come, dietro l'assuefazione al caos sensoriale di cui siamo "vittime", si celi in realtà l'horror vacui: "Paura del
vuoto: silenzio, spazi incontaminati, poche persone, poche cose da
fare. Impigliati nella rete di un'ideologia del fare di più e avere di
più per essere di più,
l'assenza di spaventa: ci terrorizza.". L'ecologia mentale è allora un
modo per rientrare in contatto con la dimensione preziosa del "molto
poco", del silenzio, del tempo che naturalmente ci occorre per
ritrovare noi stessi.
Come sempre, lo strumento più efficace è la domanda:
l'articolo che vi proponiamo ce ne suggerisce alcune utili ad allenare la nostra consapevolezza assopita, perché "mettere in
discussione la pappa pronta che ci viene servita ogni giorno non è
difficile, è anzi divertente [:] ci permette di vedere l'assurdo
celato nel quotidiano e ci aiuta a trovare vie di uscita originali.".
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