Commento
Titolo: riguardo alla verità della verità
Commento all'articolo:
"Video-confronto fra Gianni Vattimo e Franca D'Agostini"
Lasciato da gualtiero84 il giorno 27 Settembre 2010 alle 18:04
A me pare emerga un'evidenza dai discorsi di entrambi i "filosofi". Ovvero che entrambi partono da un concetto presupposto di verità.
Ma si può davvero presupporre un concetto di verità senza che la verità stessa, la sua essenza, ne venga violentata?
Come diceva nietzsche la verità è una femmina che non si lascia afferrare. Ma la verità in quanto verità allora esiste!
Non sono un filosofo e sono anche un po' ignorante in materia, però non mi son lasciato sfuggire il fatto che i due facciano sempre ricorso all'espressione di "concezione": concezione della verità realistica, concezione relativista-nichilista ec. ec.
Ma la verità è una concezione?
La parola concezione presuppone sempre un assenso ad una particolare concezione, dunque una decisione, implica dunque una volontà. Ma qui si cade nel campo del valore. In questo spazio "verità" è un mezzo, nella metafora della donna una prostituta, utilizzato per trasformare il buono e il cattivo, ciò che è buono e cattivo in particolare, in una concezione generale, morale, di bene e male. Qui la verità è sottomessa al potere.
Ma, io credo, la verità non è un valore. E la grammatica del valore consiste in una trama di cause finali (es. il cappello è buono perchè copre la testa dal freddo).
Io credo inoltre che la verità sia strettamente connessa al discosro sull'origine, sulla causa prima. Discorso metafisico? Forse, dipende dove va a pescare questa causa prima.
Tutto viene dalla natura, anzi, tutto è natura. Tutto viene dalla natura in quanto ogni esistente ha una causa di cui lui è effetto. Inoltre questa causa a sua volta è effetto di un'altra causa, e così all'infinito. Ecco la natura come circolazione in-finita. In secondo luogo tutto è nella natura, in quanto questa circolazione in-finita avviene in un circolo unico, l'universo (e per chi parla di universi molteplici basta qui dire che allora la somma, l'insieme di tutti questi universi, darebbe l'universo, il circolo, l'uno).
In questo panorama cos'è vertà? E' l'essere stesso dell'universo, la sua esistenza, la sua "eternità", su un piano ontologico. E' l'universo in quanto si conosce, su un piano di conoscenza. Ma come si conosce l'universo? attraverso il pensiero umano? Anche ma non solo.
(E' altrettanto inutile minare a questa concezione obiettando dicendo che è essa stessa una concezione, dunque una possibilità, un punto di vista relativo. A chi dice così posso rispondere che quella che loro chiamano concezione, possibilità, in realtà è la condizione di possibilità non solo della conoscenza ma pure della nostra esistenza in quanto esseri. E' questo il territorio fondamentale sul quale ci muoviamo, tutto il resto (scetticismo, nichilismo ec.) una delocalizzazione momentanea, un'escursione la cui durata è necessariamente limitata, pena il dissolvimento del proprio essere, e che, essa stessa, ha come condizione di possibilità il solido fondamento dell "unità dell'universo". - Wittegenstein diceva che il gioco di causa ed effetto è un originario, il dubbio non è altro che qualcosa che interviene dopo a complicare la grammatica del gioco, ma che non ha senso senza quel gioco.)
Credo che non si debba mai perdere di vista quest'orizzonte, che è la verità stessa, che esiste non in quanto l'uomo lo concepisce ma in quanto è una delle infinite espressioni dell'universo.
Tutto questo per dire che è inutile usare, violentare a mio parere, il termine verità se non se ne intuisce la sua essenza originale (che non è un pregiudizio, se non in senso morale). E' inutile e nasconde cattiva coscienza, una qualità che è divenuta senso comune di questi tempi.
"...e Talete, seduto sul promontorio della sua isola, ascoltava le onde del mare sciogliesi molteplici sulla terra rocciosa, in basso; il suo sguardo affisso all'orizzonte scrutava la distesa sconfinata di acqua salata. una domanda: Quale il principio? rispose: L'acqua."