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Del bastone lo scempio

Del bastone lo scempio
della lacrima il solco
urlo e stridore.
Porto un lamento, mio signore
le guance non hanno più
carne da offrire.
E’ veleno, non inchiostro
quello che sputo
a 451° io brucio.
Mi
dis-
tacco.
Mi dissocio.
Alzo la testa e non tendo le mani
se cado mi rialzo, sola
graffia la rabbia nella gola.
Proteggi i tuoi cristalli
dal grido.
Senza di essi
non riesci
non puoi
guardare il mondo.
Crudeli i giudizi
vani i pensieri
indolenza e ignoranza
sono i tuoi occhiali.
Li sfregio, frantumo, calpesto.
Nell’arena nasciamo
fra morsi alla coda
ringhiamo inganni.
Lecco
le
ferite.
Voglio uscire
grondando trionfo
e non tornare.

Cecilia Vitello


Torna al concorso letterario “Il grande imbarazzo”


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