“Due anni sembrano lunghi, eppure nella mia esperienza del corso biennale di yoga pre-natale per insegnanti di yoga e operatori nel campo della nascita, il tempo è volato nonostante la vastità e la profondità dei temi affrontati. Le lezioni della nostra grande maestra Beatrice Benfenati che ha condotto il corso con infinita pazienza e compassione, mi ha dato spunti, idee, riflessioni ed insegnamenti, su cui lavorerò per il resto della mia vita. Come unico uomo del gruppo ricordo l’emozione della prima lezione e l’imbarazzo nel trovarmi insieme a tante donne, ma il calore di Beatrice e la gentilezza delle partecipanti mi ha fatto sentire subito a mio agio.
Quando ho cominciato il corso praticavo yoga e meditazione già da quattro anni, ma è stato per me come ricominciare da capo per esplorare un campo a me sconosciuto.
Il mondo della gravidanza, del parto e della nascita è grandemente affascinante ed è stato davvero sorprendente scoprire quanto questo strano universo a me precluso esperenzialmente in quanto uomo, abbia in realtà molto in comune con le esperienze che si fanno in meditazione e con le domande che la vita impone nel corso degli anni quando si vivono sofferenze e quando ci si trova davanti alla morte dei propri affetti, domande che la pratica dello yoga e della meditazione permette di indagare con grande efficacia.
La nascita di un bambino ci impone di interrogarci sul perchè dell’esistenza. Che senso ha mettere al mondo un bambino? Quli valori abbiamo da trasmettergli? Quando ci chiederà della sofferenza e del senso della vita, quando ci domanderà ragione dell’esistenza e motivi convincenti per continuare a vivere nonostante i problemi e i dispiaceri umani, cosa gli risponderemo? Saremo preparati a questo, ci sentiamo all’altezza? Cosa gli diremo quando ci chiederà “chi ha fatto il mondo?” e se alla nostra risposta: “lo ha fatto Dio” ci chiederà: “ e Dio chi lo ha fatto?” riusciremo a rispondergli convincentemente senza irritarci e senza frustrare le sue lecite domande? Saremo capaci di non trasmettergli le nostre paure? Come Beatrice mi ha insegnato, il periodo della gravidanza è tempo fecondo per domandarsi e per prepararsi a non disturbare la nascita di un cucciolo di uomo sapiente e sveglio nel suo non saper niente, con il suo sguardo privo della capacità di riconoscere tramite nomi, con il suo costante stupore per ciò che vede e per la sua stessa esistenza, con i suoi occhioni spalancati e perplessi che ci fanno soggezione. Che cosa ci vuol comunicare, perchè ci muove sentimenti così forti che ci sentiamo a disagio solo a pensarci? Cosa ci dice di noi? Asana, il canto carnatico, la pratica dell’ascolto preparano la donna ad affrontare il momento del parto con sacralità, con rispetto, con silenzio e capacità di attesa, senza paura poichè qualunque cosa accada non può che riguardare il nucleo più profondo di se stessa, osservatrice in balia dei marosi delle doglie e delle contrazioni, ma con un centro irremovibile. Priva della capacità di influire e di controllare il parto, la donna non può che cercare di non disturbare il miracolo dell’ esistenza sapiente che si porta dentro e che trova sue autonome vie per nascere. Queste sono alcune delle cose che Beatrice ci ha insegnato e che un operatore dovrebbe essere in grado di trasmettere alle donne in gravidanza. E che dire poi della meditazione? Così come in meditazione ci si trova in balìa di pensieri e sensazioni, così durante il parto la donna vive situazioni che non è libera di controllare, a cui deve abbandonarsi. Così come in meditazione accadono momenti in cui non si riconosce più niente, istanti di sorpresa e perfino sgomento, allo stesso modo durante il parto perfino le persone e le cose più note perdono la loro riconoscibilità e la loro scontatezza: che cosa sta succedendo? Cos’è questo mistero che ci attraversa? Cos’è questa sensazione di stranezza che ci sovrasta?
Durante il parto, come Beatrice insegna, non si tratta di fare qualcosa, ma di abbandonarsi a ciò che sta già succedendo. Non c’è da insegnare ad un feto come si fa a nascere, lo sa da solo per istinto. Ciò che può fare la donna con il suo agire e la sua angoscia è quello di ostacolare il suo percorso verso la nascita. Così come in meditazione si vivono istanti di quiete e di silenzio, dove i pensieri si placano sovrastati da una lucida presenza, dove attenzione ed intensità prendono il sopravvento, allo stesso modo durante il parto la donna ha la rara opportunità di lasciarsi sommergere da un silenzio profondo, vibrante di intensità da cui è possibile desumere un significato così profondo e sconvolgente da far cambiare il punto di vista della visione che la donna aveva avuto fino ad allora. Il mondo, le vicende umane, i problemi della vita, rimangono gli stessi, ma il modo di affrontarli cambia radicalmente grazie ad una consapevolezza pregna di significati stupefacenti.
Colgo l’occasione per ringraziare Beatrice, Frédéric Leboyer che ha tenuto alcuni week-end sul canto carnatico, e tutte le partecipanti del primo corso biennale.
Vorrei inoltre fare i miei migliori auguri ai partecipanti del nuovo corso operatori che inizia quest’anno, certo che gradiranno ed apprezzeranno appieno la preziosità degli insegnamenti di Beatrice e certo che ne faranno tesoro per il resto della vita.
Capisco che il mio apprezzamento possa sembrare esagerato, ma capirete, capirete...”
Un cordiale saluto
Giampaolo